Storia del Comune
Ultima modifica 29 gennaio 2024
E’ tradizione che il nome “Castignano” derivi dai meravigliosi castagneti e tale ipotesi si ritiene la più attendibile, visto che l’albero del castagno troneggiava nella piazza principale del paese, figura nel civico stemma e tuttora si erge imponente nel giardino della sede municipale in via Margherita. Alcuni vogliono invece che tale denominazione derivi dalla castità dei costumi dei primi abitanti, altri ancora sostengono che il nome derivi dal Console romano Castino (424 a.C.), fondatore del Paese.
Il paese, intorno all’anno 1000, era di ragguardevole estensione ma, a causa sia della sua posizione in declivio fra il fiume Tesino ed i torrenti Chifente e Acquachiara, sia della struttura geologica del terreno, costituita da strati di argilla e arenaria, metà dell’abitato sprofondò.
Venne così a crearsi l’alto dirupo a sud, fortificato con l’imponente muraglione con tredici arcate che oggi costituisce una delle principali caratteristiche del panorama. Altre devastazioni ha poi subito il paese nel tempo, per effetto di frane e di terremoti (nel 1335, nel 1574 e nel 1717) e, più di recente, per i terremoti del 1913 e del 3 ottobre 1943.
Nel secolo XI Castignano entrò a far parte del presidiato dei Farfensi per passare, più tardi, sotto l’autorità del Vescovo di Ascoli. Un dominio, quello di Ascoli, mai accettato dai Castignanesi che intrapresero dure lotte e rivolte popolari per riconquistare la propria autonomia, alleandosi con Fermo, altra rivale di Ascoli. Tra il 1369 ed il 1380 Castignano subì anche la breve, ma dura, tirannia di Boffo da Massa. Intorno al 1400, passò sotto la giurisdizione della Corte Romana e, appena un secolo più tardi, nel 1493, ritornò sotto il dominio di Ascoli per mano del Papa Alessandro VI che vendette il territorio del Comune per 3000 scudi.
Nel 1530, su disposizione del papa Clemente VII, fu distrutta la rocca di Castiglioni, eretta dagli ascolani per controllare Castignano. Le lotte terminarono nel 1535 quando Michele Recchi, mandato a Perugia a perorare la causa dei Castignanesi presso il Papa Paolo III, venne ucciso proprio davanti al Palazzo dei Priori, residenza papale, dall’ascolano Astolfo Guiderocchi, inviato a sostenere, dall’altra parte, i diritti di supremazia giurisdizionale di Ascoli.
In seguito a tale misfatto, il Papa, nel 1538 restituì definitivamente l’indipendenza ai Castignanesi e nel 1585 Sisto V rese Castignano capoluogo libero anche dal potere temporale del Vescovo di Ascoli, ponendolo sotto la giurisdizione della Diocesi di Montalto Marche, mentre la frazione Ripaberarda e la contrada Castiglioni rimasero sotto la Diocesi di Ascoli.
I Castignanesi ottennero, in quel periodo, diversi privilegi dal Papa e nel 1590 compilarono lo statuto. Sotto Napoleone, Castignano entrò a far parte del Regno d’Italia nel cantone di Montalto, ma nel 1815 venne di nuovo inglobato nella Delegazione Apostolica di Ascoli. Nel 1860 i Castignanesi votarono in modo compatto a favore del Regno d’Italia e furono i primi ad innalzare il vessillo nazionale.
Testimonianza di un antico passato è la “Stele di Castignano”, rinvenuta nel territorio castignanese, con iscrizione picena datata VI sec. a.C. è uno dei pezzi più pregiati del Museo Archeologico di Ascoli Piceno, dove è conservata. È stato, di recente, eretto il monumento alla ”stele di Castignano”, nei pressi della Piazza V. Emanuele, con una copia della stessa, vanto dei Castignanesi. È un masso di arenaria con la forma di un cippo rozzamente piramidale tronco, a quattro facce, alto poco più di un metro con iscrizione bustrofedica (si legge alternativamente da destra a sinistra, da sinistra a destra) e rappresenta la prima e più antica iscrizione di alfabeto italico (esempio di scrittura sud-picena più completa). Tra le diverse interpretazioni, la traduzione più condivisa dagli esperti è la seguente: ”Questa difesa innalzarono gli Appaei ai loro mani, se qualcuno osa profanare questo luogo del padre e della madre commette sacrilegio”.